E' certo che la caduta di questo tasso [di suicidi], avvenuta in gran parte dell'Europa occidentale nell'ultimo ventennio del Novecento e ancora in corso, ha preso avvio proprio dal Regno Unito, anche se per motivi completamente diversi da quelli che la provocarono vent'anni dopo in Austria e Germania, Francia e Svizzera, Danimarca e Svezia.
All'inizio nessuno fece caso alla diminuzione del numero di suicidi che si verificò in Inghilterra nel 1964 e 1965. Neppure agli esperti, abituati a piccole fluttuazioni di questo e di altri indicatori della vita sociale, questo sembrò un fato di rilievo. Ma la flessione continuò negli anni successivi, ininterrottamente, fino al 1975, e fu molto forte, visto che in dodici anni le morti volontarie scesero da 5714 a 3693. A quel punto, divenne inevitabile chiedersi i motivi di questo inaspettato mutamento. L'Inghilterra aveva sempre avuto, almeno dal 1880, il tasso più basso di suicidio di tutti gli altri paesi dell'Europa centrosettentrionale. Come spiegare che avesse conosciuto una flessione così forte di quel tasso dal 1964 al 1975?
Gli schemi esplicativi classici risultarono subito inadeguati a dare una risposta. Nessuno infatti poteva pensare che, in quel breve periodo, il grado di integrazione sociale degli inglesi fosse aumentato. A crescere rapidamente, proprio dal 1965, erano stati invece sia la quota dei matrimoni ce finivano in divorzi che il tasso di criminalità. Né si poteva trovare una spiegazione nell'andamento dell'economia britannica, dato che proprio in quel periodo la disoccupazione era notevolmente aumentata. Finalmente, la causa fu trovata in un fatto che fino ad allora nessuno aveva mai immaginato potesse avere nulla a che fare con il suicidio.
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Questa vicenda ha messo in luce, meglio di qualsiasi ricerca, da quanti fattori dipenda la decisione di uccidersi. [...] L'idea che nulla sia più facile che trovare il modo per togliersi la vita, una volta che si è deciso di farlo, non corrisponde al vero. In realtà la scelta del mezzo influisce spesso su quella del fine. Lo testimoniano vicende simili a quelle inglesi accadute in altri paesi.
Anche in Svizzera, dal 1958 al 1968, vi fu una continua diminuzione del tasso di suicidio, esattamente per lo stesso motivo, ossia perché in quel periodo il gas derivato dal carbone fu sostituito da quello naturale. E anche in questo caso, gran parte di coloro che avrebbero impiegato questo mezzo per togliersi la vita non riuscirono a scegliere altre strade e dunque rinunciarono a farlo. Se in questo paese la flessione delle morti volontarie fu meno forte che in Gran Bretagna fu solo perché gli svizzeri si erano serviti fino ad allora molto meno dei britannici del gas domestico.
(da M. Barbagli, Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente, Il Mulino, 2009, pp. 217-219)