23 aprile 2016

Maria Montessori: la filosofia delle cose

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   Se noi consideriamo però l'"ordine medio" non come fine ma come punto di partenza, possiamo avere l'intuizione che i bambini osservano spontaneamente assai più di quanto le "lezioni di cose" sogliono spiegare: purché, naturalmente,, i bambini siano lasciati liberi di osservare secondo il loro istinto e non siano ammalati d'inibizione organica, cioè inibiti dalla paura d'agir da soli.


   Io dico "intuizione" perché, pur non avendo metodicamente studiato le manifestazioni infantili spontaneee, si può empiricamente comprendere tale verità. Il bambino ha "una tendenza vitale" a esplorare l'ambiente altrettanto grande quanto la tendenza ad ascoltare il linguaggio: infatti deve conoscere il mondo esterno e deve imparare a parlare per un istinto impetuoso. E', diciamo, un periodo sensibile della sua vita, che gli fa osservare così le cose dell'ambiente, come i suoni la voce umana.
   Non c'è dunque bisogno di illustrargli gli oggetti, ma solo di non attutire l'istinto di osservazione che la natura gli ha dato.
   Se vogliamo aiutarlo, noi dobbiamo porci in un grado di maggior "elevazione". Dobiamo dargli più di quanto egli potrebbe con le sue sole forze.
   Mi sia permessa un'affermazione ardita: noi dobbiamo dargli la filosofia delle cose.

(da La scoperta del bambino. Capitolo XIII: Elevazione, Garzanti, 1950)