La Psicologia nel biennio del Liceo Scienze Umane, secondo le Indicazioni Nazionali gelminiane, deve condividere il monte ore settimanale con la Pedagogia o meglio, con la Storia della Pedagogia. E' inevitabile quindi che la materia non possa essere affrontata con il dovuto approfondimento. Peraltro da qui a "mandare tutto in vacca" ce ne passa. Infatti con un libro di testo come questo non si capisce a cosa si punti: forse solo a far fare quattro chiacchiere agli studenti insieme al loro insegnante, per chiarire all'infinito "qual è la loro idea di psicologia"...
Due facciate sono dedicata all'Attenzione eppure si poteva sfruttare l'argomento per introdurre la dicotomia (tornata tra l'altro in auge anche con il recente libro di Daniel Kahneman "Pensieri lenti, pensieri veloci") tra processi automatici e processi volontari. Occasione persa eppure l'argomento era più che approcciabile.
Meglio per la Memoria: qui almeno abbiamo una traccia da cui il docente può partire per far capire che cos'è il cognitivismo e che cosa abbia fatto per la crescita della conoscenza dei processi cognitivi. Giusto un accenno a Bartlett e alla Loftus. Nessun utile esercizio proposto per far sperimentare ai ragazzi che cosa significhi ricordare una lista di parole, rievocare o riconoscere, la memoria prospettica, la differenza tra ricordare parole concrete o astratte. Manca ovviamente poi qualunque collegamento con la neuropsicologia in modo da non dare alcuna idea allo studente di dove vada la ricerca oggi in questo campo. Quindi anche qui, troppo poco e troppo in fretta.
Dieci paginette sull'intelligenza: utilizzabili comunque dallo studente volenteroso per andare su wikipedia e cercare esempi della scale Wechsler per capire criticamente che cosa si misura con un test di intelligenza. Non si dica che lo studente di primo anno non ne sarebbe interessato. Nessun riferimento alla curva normale, nemmeno un accenno descrittivo. Viene però introdotto Piaget all'interno dello stesso capitolo: è certo che siamo al bienno ma una paginetta in tutto, dedicata al fondatore della psicologia dell'età evolutiva, pare un po' poco. Evidentemente per Crepet (a cui Einaudi attribuisce la paternità del libro) non è abbastanza interessante: meglio infatti dedicare un capitolo allo sviluppo psicosessuale secondo Sigmund Freud.
Ben quattro capitoli sulle relazioni educative (Bambini e adulti, Emozioni a scuola, Fare con i bambini, Insegnanti e allievi): cosa che può anche stimolare un ragazzo di 14/15 anni a riflettere sulla propria esperienza nel sistema scolastico... Quello che manca però è una minima presentazione dei contenuti più assodati della tradizione scientifica (emozioni fondamentali, sviluppo emotivo,...). La questione è che ostinarsi a non esemplificare mai nulla, non citando né descrivendo mai nessuna ricerca importante, finisce per ostacolare la comprensione dei concetti presentati solamente in forma verbale (e ipersemplificata, come detto).
Troppo in fretta e superficiale anche la presentazione di autori importanti della psicologia clinica che hanno trattato le relazioni educative e i processi di cambiamento (Rogers, Kelly ecc...). Il testo riesce a scontenare quindi sia i fautori della psicologia come scienza sia i sostenitori della psicologia come arte ermeneutica. Una così grande superficialità nel raccontare la Psicologia di entrambi i versanti non giova ai ragazzi, questo è sicuro.
Per finire, assenti i collegamenti esterni a risorse online ormai insostituibili quali i filmati di youtube che mostrano, spesso anche con filmati originali, i più famosi esperimenti della storia della psicologia. E siamo nell'era del libro digitale, come piace ripetere a editori e ministri.
Dunque un testo che non presenta un sapere aggiornato riguardo alle principale aree della psicologia (sociale, cognitivista, infantile, neuroscienza) e che costituisce una base pericolosamente inadeguata allo sviluppo delle conoscenze e competenze previste nel triennio successivo. Lo studente curioso deve quindi confidare nella preparazione e iniziativa del docente o nello studio domestico davanti al computer.
Evidentemente agli autori, come peraltro anche agli estensori delle IN, non è nota la differenza tra il semplificare i contenuti di una disciplina e l'ignorarli.