Genitore (dal latino gignĕre)è chi genera un altro
essere umano.
Generare un essere umano non è lo stesso che creare un vaso di argilla. Non lo si può modellare. Non si può nemmeno fare un progetto e poi confrontare il risultato.
La
differenza tra il vaso di argilla e la persona sta nel fatto che la persona
pensa, il vaso ovviamente no.
Ciascuno di
noi è appunto questo: un sistema di pensieri, progetti per il domani,
abitudini, un aggregato di convinzioni,
un insieme atteggiamenti, preferenze. Questi sono la “materia” di
cui siamo fatti.
Pensieri,
convinzioni e atteggiamenti, quando appartengono agli altri, difficilmente
possono essere regolati o controllati. E’ difficile afferrare una paura ad esempio, o bloccare un atteggiamento; non ha senso neanche programmare un’opinione o guidare un pensiero (come sa chi fa meditazione).
Non si può agire sulla mente come fosse qualcosa di materiale. Serve fare un
passo indietro.
Questo
genere di “cose” non possono essere toccate ma solo sentite (come il fuoco) e con loro si deve usare un altro
approccio: convinzioni, valori, credenze e atteggiamenti (altrui o di noi
stessi) possono essere solamente osservati e capiti. Eventualmente comunicati.
Se
riconosciamo questo, restituiamo agli altri la libertà di sentire in maniera autonoma e di pensare.
E’ nella
relazione genitore figlio che più facilmente possiamo aspettarci di trovare un
amore incondizionato. Desideriamo
tutto il bene del mondo per i nostri figli.
Nelle altre
relazioni umane, dall’amicizia all’amore, è sempre presente una componente di
“utilità” nel senso che, stando insieme o passando del tempo con l’altro,
ricaviamo qualche beneficio: il mio compagno mi fa star bene, mia moglie mi
capisce e con i miei amici vado al mare a divertirmi. Ovviamente non si tratta
di benefit tangibili o concreti ma
pur sempre di qualcosa che mi spinge a continuare il rapporto con loro.
Dato che
relazioni di questo tipo possono soddisfarci o meno, possiamo anche decidere di
interromperli: i miei amici non sono più così simpatici, il mio compagno non è
più premuroso, mia moglie non mi ascolta più come faceva una volta.
Con i figli
si ha, invece, un rapporto che non prevede nulla
in cambio. Non è previsto un bilancio costi/benefici né il divorzio né la
separazione.
Il genitore
infatti accetta i suoi ragazzi per come sono o quantomeno si sforza di arrivare
a questo livello di accoglienza.
E
l’accoglienza è una delle componenti dell’amore.
Accettare un
figlio significa accettare il suo modo di essere per aiutarlo a crearsi la sua
vita; significa, in questo senso, “partire” da lui.
Mia figlia
sta crescendo, ha 14 anni: se cerco di cambiarla nei suoi interessi, nelle sue
passioni, nelle persone che vuole frequentare, nei suoi progetti, nelle
convinzioni relative a se stessa che ormai ha maturato… questo mio tentativo non porterà nessuno di
noi da nessuna parte.
Correggere,
cambiare, raddrizzare, aggiustare… non sono verbi che si possono applicare a pensieri, preferenze,
opinioni, atteggiamenti. E’ molto più efficace, in questi casi, il conoscere:
cioè l’osservare e l’ascoltare.