Sviluppo
significa cambiamento: acquisire nuove capacità, nuovi interessi e saper fare
cose che prima non sapevamo fare.
Bambino,
adolescente, adulto, anziano. Il corpo cambia e anche il nostro cervello cambia
allo stesso modo. Si sviluppano i muscoli e le connessioni tra neuroni si
riorganizzano durante l’infanzia e nella maturità. Anche quando impariamo
una lingua straniera il nostro cervello
è sottoposto a dei cambiamenti: si memorizzano parole nuove ma anche il nostro
udito diviene sensibile a dei suoni che nella nostra lingua madre non esistono
e che non eravamo capaci di discriminare e quindi di cogliere.
Durante la
vecchiaia poi, molte cellule muoiono e così ci stanchiamo più facilmente quando
facciamo una passeggiata oppure le ossa diventano più fragili.
Il cambiamento
del corpo e del cervello è parallelo al cambiamento del comportamento e del
pensiero.
La
maturazione biologica influenza il rapporto che, come persone intratteniamo con
la realtà e l’ambiente: il bambino impara a stare in piedi non appena la muscolatura
delle gambe glielo permette e da lì può imparare a camminare.
Questo
costituisce per lui una rivoluzione a trecentosessanta gradi: può andare in
giro da solo e non più solo entro a una cesta trasportato dagli altri. Su due
zampe la prospettiva cambia, letteralmente. Le possibilità e le occasioni di
apprendimento si moltiplicano, il bambino può raggiungere gli oggetti che lo
interessano senza doverli chiedere (indicandoli). Ci si accorge di quanto
l’essere umano sia mobile, curioso. E di
quanto l’autonomia sia una necessità già a un anno.
Allo stesso
modo da adolescenti il nostro corpo diventa capace di correre più veloce o
alzare dei pesi. Diventiamo forti come i nostri genitori, e, se siamo femmine, ci
ritroviamo a guardare dall’alto in basso, letteralmente, buona parte dei nostri
compagni di classe maschi. Anche la nostra visione di noi stessi e degli altri,
di conseguenza, cambia o meglio, si aggiorna. Possiamo scoprire che riusciamo a tenere in equilibrio
un oggetto pesante come una motocicletta (invece della solita bici) e possiamo anche accorgerci che imparare a guidarla non è
poi molto difficile. Ecco trovato un modo nuovo di passare i pomeriggi…. Quando
la voce si è del tutto modificata un nostro amico ci fa notare che siamo
intonati e quindi ci viene in mente di imparare a suonare la chitarra. Con i
cambiamenti del corpo, cambiano anche alcuni nostri modi di vivere. E possono
aprirsi nuove possibilità.
Da un altro
punto di vista, poi, anche quello che facciamo nella vita concreta è capace di
modificare il nostro cervello. Succede quando impariamo una lingua straniera,
come già accennato. Il sistema motorio si modifica: la sensibilità di un
violinista per lo strumento è permessa da una corteccia sensoriale e motoria
che si è adattata, sotto la spinta della pratica e dell’esercizio, per
controllare più finemente i movimenti dei muscoli della mano.
E in più la
memoria, che funziona proprio con la modifica delle sinapsi e con la creazione
di nuove. Le immagini della Siria in TV che mia figlia ricorderà anche fra
venti trenta anni, il gusto del sangue in bocca di quand’è caduta in piscina e si
è fatta un taglio sulla lingua: queste impressioni che potrà rivivere e
rievocare sono sistemate e fissate dentro di lei nell’unica forma di “registrazione”
possibile: organizzazione di neuroni, produzione di particolari proteine,
connessioni reciproche che si stabiliscono tra corpi cellulari che prima non
erano in contatto. Ieri il cervello era un pochino diverso: non c’era dentro il
ricordo di quelle immagini viste in TV, non c’era il ricordo del gusto del
sangue.
Anche quello che
dicono i miei insegnanti rimane dentro la mia memoria. Così come quello che
leggo e imparo. E soprattutto quello che vedo fare dai miei compagni di classe,
dai miei genitori, dagli altri adulti. La memoria, grazie al cervello, è
formata di nozioni, impressioni, sentimenti, idee che si sommano una sull’altra
o che si incastrano e combinano giorno dopo giorno. Ecco come la materia viene
plasmata dall’esperienza e dall’apprendimento. Ecco perché l’uomo non è solo il
suo DNA.