19 agosto 2019

Richard Wright - Ragazzo negro - Einaudi

Fui contento di rivedere la mamma. Stava molto meglio benché ancora in letto. I dottori avevano consigliato un'altra operazione, e c'era speranza di guarigione. Ma io ero preoccupato. Perché un'altra operazione? Vittima io stesso di troppe speranze sempre deluse, ero propenso a lasciare che la mamma restasse com'era. I miei sentimenti erano governati dal timore e non parlavo con nessuno di ciò che
sentivo. Avevo già cominciato ad accorgermi che i miei sentimenti erano troppo lontani da quelli di coloro che mi circondavano perché potessi chiacchierarne con gli altri.
Non tornai a scuola. Me ne stavo invece a giocare in cortile, da solo, facendo rimbalzare una palla di gomma contro la palizzata, disegnando figure sulla terra molle con un vecchio coltello, o leggendo tutti i libri che trovavo per casa. Non vedevo l'ora d'esser in età di provvedere a me stesso.
Lo zio Edward venne da Carters per portare la mamma a Clarksdale per l' operazione; all'ultimo momento io insistei affinché mi portassero con loro. Mi vestii in fretta e furia e andammo alla stazione. Per tutto il viaggio rimasi seduto a fantasticare, senz'aver coraggio di guardare mia madre, desideroso di tornare a casa, e nello stesso tempo desideroso di proseguire. Arrivammo a Clarksdale e prendemmo un tassì per andare nello studio del dottore. La mamma era allegra, e
sorrideva, piena di coraggio, ma sapevo che era preoccupata quanto me. Quando arrivammo nella sala d'aspetto del dottore, in me s'era formata la convinzione che la mamma non sarebbe mai più guarita. Finalmente venne fuori il dottore col suo camice bianco e mi strinse la mano, e poi fece entrare la mamma. Lo zio Edward se ne andò per fissare una stanza e un'infermiera. Io mi sentivo oppresso. Rimasi ad aspettare. Alcune ore dopo il dottore si fece sulla porta.
«Come sta mia mamma?»
«Bene» disse.
«Si rimetterà del tutto?»
«Te lo potrò dire tra qualche giorno.»
«La posso vedere?»
«No, adesso no.»
Più tardi zio Edward tornò con un'ambulanza e due uomini che portavano una barella. Entrarono nel gabinetto del dottore e portarono fuori la mamma; era distesa, con gli occhi chiusi, il corpo tutto fasciato di bianco. Avrei voluto correre a lei e toccarla, ma non mi riuscì di muovermi.
«Perché la portano via in questo modo?» domandai a zio Edward.
«Non vi sono facilitazioni assistenziali per la gente di colore, e dobbiamo far così.»
Stetti a guardare gli uomini che portavano la barella giù per le scale e poi rimasi sul marciapiede a guardare che sollevavano mia madre e la introducevano nell'ambulanza che poi partì. Capii che la mamma era uscita dalla mia vita; potei sentirlo.
Zio Edward ed io restammo in una pensione; ogni mattina lui andava nella casa di camere ammobiliate a chieder notizie della mamma e ogni volta tornava abbattuto e taciturno. Alla fine mi disse che l'avrebbe riportata a casa.
«Che speranze ci sono per la mamma, in realtà?» gli chiesi.
«Sta molto male» disse.
Lasciammo Clarksdale; la mamma viaggiò su una barella, nel bagagliaio, assistita dallo zio Edward. Tornati a casa, ella rimase per più giorni a letto, lamentandosi, lo sguardo vacuo. Diversi medici la visitarono e se ne andarono senza alcun commento. La nonna sembrava impazzita. Zio Edward, che era andato a casa sua, tornò di nuovo, e furono chiamati ancora altri medici che ci dissero che nel cervello della mamma s'era formato un grumo di sangue, e ch'ella era stata colpita da un'altra paralisi.
Una volta, di notte, la mamma mi chiamò a sé e mi disse che non poteva resistere a quel dolore, e che voleva morire. Io le tenni la mano e la pregai di calmarsi. Quella notte io cessai di reagire a mia madre; i miei sentimenti erano agghiacciati. La assistevo semplicemente, sapendo ch'ella soffriva. Rimase a letto dieci anni, migliorando a poco a poco ma senza mai guarire del tutto, e ricadendo periodicamente nel suo stato paralitico. La famiglia si era dissanguata per combattere la sua infermità, e non c'era più modo di ottenere altro denaro. La sua
malattia divenne a poco a poco qualcosa di ormai accettato, in casa, qualcosa che non poteva essere fermato né evitato.
Le sofferenze di mia madre divennero una specie di simbolo, nella mia mente, un simbolo che riassumeva tutta la miseria, l'ignoranza, l'impotenza, le ore e le giornate dolorose di fame e di smarrimento, l'incessante peregrinare, la vana ricerca, l'incertezza, il timore, la paura, il dolore senza significato e il continuo soffrire. La sua vita formò il tono emotivo della mia vita, diede un colore agli uomini e alle donne che avrei incontrato in futuro, condizionò il mio rapporto con eventi che non erano ancora accaduti, determinò il mio atteggiamento nei riguardi di situazioni e circostanze che dovevo ancora affrontare. Una tristezza di spirito che non m'avrebbe più abbandonato si formò in me nei lenti anni delle continue sofferenze di mia madre, una tristezza che mi avrebbe fatto stare da parte a guardare con sospetto la gioia eccessiva, che m'avrebbe reso consapevole, che m'avrebbe fatto star sempre sul punto di partire, come per sfuggire a un ignoto destino che cercasse di cogliermi.

16 giugno 2018

Nazismo a 5 Stelle

















https://www.corriere.it/politica/18_giugno_16/politica-porti-chiusi-convince-59percento-italiani-elettore-pd-tre-395f07c4-70d2-11e8-8f08-e72858c58491.shtml

Dal primo riquadro apprendiamo che solo un quarto degli italiani sanno che gli sbarchi, grazie alle iniziative illegali del macho Minniti (accordi con i trafficanti d'uomini e con la giunta militare libica), sono diminuiti di più del 50%. Dunque tre quarti degli italiani parlano, come sempre, senza sapere.
Dal secondo riquadro capiamo che, alla domanda esplicita del sondaggio di Pagnoncelli, tre quarti degli italiani scartano l'opzione "l'Italia non può rifiutare lo sbarco dei migranti soccorsi: il salvataggio di vite resta una priorità assoluta" e in due terzi si schierano con Salvini: non tanto per "fare la voce grossa con l'Europa" ma proprio perchè hanno a cuore di non vedere più stranieri arrivare qui in "casa nostra". 
Interessanti le percentuali degli intervistati divisi per preferenza politica: 5 Stelle e Lega si equivalgono. Con buona pace delle anime belle - i vari Travaglio e Scanzi del FattoQuotidiano - che ritengono diversi i grillini dai leghisti, che dicono che i 5 Stelle siano eredi del voto delle vecchie sinistre, si rileva una volta di più la totale coincidenza, nel modo di pensare e negli interessi, tra queste due categorie di italiani: lontanissimi dal mondo della solidarietà, della cooperazione e della democrazia, sia leghisti che grillini vedono l'unico problema di questa Italia nell'immigrazione. 
Si materializzano i fantasmi di un popolo barbaro e violento, del popolo che scelse il fascismo già un secolo fa. Sia leghisti che grillini provengono spesso da un background povero culturalmente, poco propenso alla riflessione e all'autocritica. Non conoscono la Storia (l'emigrazione italiana post-unitaria non ha detto nulla a queste persone) e non ne sono interessati, men che meno conoscono  la Scienza (grillini anti-vaccinisti che imperversano su Facebook) ma si affidano alla Religione (il Crocifisso come feticcio appeso in ogni aula scolastica (1)) degli antenati; detestano l'internazionalismo e l'Europa e amano piuttosto la "provincia profonda" con i suoi limiti, le sue abitudini, la sua popolazione sempre più anziana; aspirano invece, quasi ossessivamente, a pagare meno tasse e possibilmente evaderle. Questi italiani, i più furbi come sempre, 5 stelle e leghisti, non tollerano la povertà e la difficoltà che potrebbero ritrovarsi davanti agli occhi con gli sbarchi dei migranti e non sopportano di venir distratti dal proprio piccolo arricchimento personale (l'iPhone e il SUV in cima alla lista delle spese). 
Falliscono anche gli analisti della politica dato che in 5 anni non si sono accorti di un fatto fondamentale, avvenuto nel 2013: il travaso di voti dal Popolo delle Libertà al movimento grillino che è avvenuto appunto nelle elezioni 2013. Eppure basta leggere dalle tabelle che troviamo anche in wikipedia relative alle elezioni politiche del 2013 e del 2008 per capire chi ha perso 7 milioni di voti nel 2013 (PdL) e chi ne ha guadagnati 8 e mezzo (5 Stelle), per farsi venire in mente che, specie al Sud, chi era schierato con la destra eversiva e corrotta del PdL è ora nella fila dei grillini. 
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(1) R. Guolo, Chi impugna la croce. Feltrinelli (2011)