28 maggio 2012

4 febbraio 2012 - Perché in Italia non conosciamo la Storia




Ve la ricordate questa foto? 
Ovviamente no, perché era stata pubblicata dal Guardian e ignorata in Italia. Dopo il veto russo e cinese alla risoluzione dell'Onu di febbraio (cessazione degli attacchi sulla popolazione) si poteva prevedere come si sarebbe evoluta la situazione. I siriani lo avevano capito e anche alcuni degli ambasciatori internazionali (non italiani) all'ONU erano consapevoli che si era persa l'occasione storica di arginare la tragedia.

27 maggio 2012

La Siria sui giornali online di oggi (a chi importa e a chi no)

La  strage  di Houla  ha  evidentemente  sconvolto il  pubblico (= chi guarda la TV, chi  legge il web)  di mezzo mondo. 
L'indifferenza dei governi di Europa e Stati Uniti, in casi come questo, risalta particolarmente e diventa imbarazzante per gli stessi protagonisti. Non può non venire in mente la guerra in Bosnia degli anni 92-95: la stessa inerzia internazionale e gli stessi veti da parte russa (ora anche cinese) clamorosamente responsabili e complici, allora come oggi, del perpetuarsi dello sterminio.


I giornali online, a seconda che siano più o meno votati ad una informazione di tipo globale o locale, politica o gossippara danno diverso risalto agli episodi degli ultimi giorni. In generale si nota comunque un'ampio accordo nel mettere al centro dell'attenzione la questione.


Sembra che venga sentito, in qualche modo, il dovere di informare per non far cadere l'attenzione dell'opinione pubblica. Come spesso in questi casi i media inglesi si dimostrano i più impegnati. 



Ecco le pagine online di alcuni siti di quotidiani tra i più visitati. Ricordiamo quanto è importante che una notizia sia divulgata perché diventi presente nella mente della gente (teoria dell'agenda setting) o all'opposto quanto facilmente perda rilevanza se non riceve immediato risalto dai mass media. 


Addirittura si osserva che solo quando un fatto è riportato dai giornali si sviluppa nel pubblico la considerazione che quel fatto è degno di attenzione. E' in questo modo che si forma (o viene manipolata) l'opinione pubblica. Lo abbiamo osservato molto bene negli ultimi vent'anni in Italia attraverso la TV.



Da parte della stampa inglese e della BBC c'è comunque la consapevolezza di trovarsi oggi di fronte a eventi di portata storica. In casa nostra sembra invece di osservare (a parte la notevole eccezione del Corriere) una certa incapacità a pesare gli avvenimenti: una sorta di ottusità o forse inesperienza nel misurarsi con il mondo reale, fuori dei confini dell'eterno piccolo "reality" italiano. 



Gli avvenimenti di casa nostra hanno la precedenza anche sulla Stampa.


Quasi imbarazzante infine la pagina web di Repubblica (il giornale online più visitato in Italia): il Vaticano, e poi di nuovo, come sempre, a battere sul tasto della malapolitica e della crisi (nei suoi aspetti di allarme sociale) che francamente, in questo momento, paiono del tutto secondari. Addirittura si cerca di "costruire" altre notizie  (la vicenda Calvin non si sa quanto risulterà rilevante, ad esempio, fra una settimana), del tutto marginali sul resto della stampa, con un effetto estraniante per quei lettori che siano almeno un po' al corrente di quanto davvero sta succedendo. 
In Medio Oriente, se non fosse chiaro, ci troviamo di fronte a un Governo che sta massacrando una parte del suo popolo la qual cosa è, in sè, completamente fuori dall'ordinario. All'opposto, l'anno scorso, il giornale fondato da Scalfari aveva descritto bene e con continuità la vicenda della Libia attraverso i suoi inviati "storici". 
Osserviamo basiti a quali notizie viene data, invece, la precedenza.  


Ci si chiede a questo punto, dove viva la redazione di Repubblica, sotto quale campana di vetro, o dentro a quale "reality" (non berlusconiano, questa volta). Ci si chiede anche che genere di servizio pensa di star offrendo e a chi giovi questa disinformazione offensiva.



26 maggio 2012

Siria

Quello che sta succedendo in Siria che sembra sempre più uno l'incubo più sanguinario, clamoroso e senza freno dai tempi della Bosnia.
Data la scarsa copertura che le TV italiane ci hanno dato finora della situazione in Siria (il più vicino corrispondente della RAI pare si trovi a Beirut), per avere qualche notizia, per non poter dire in futuro che non ci si era resi conto dei fatti, è necessario tenere sotto'occhio costantemente i siti stranieri:

http://www.france24.com/en/20120526-dozens-killed-syria-massacre-activist-homs-houla-bashar-al-assad-kofi-annan?autoplay=1

http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/exclusive-dispatch-assad-blamed-for-massacre-of-the-innocents-7791507.html


In italiano, direttamente l'Ansa:
http://ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/05/26/Siria-strage-bambini-esercito-regime_6934587.html

Inspiegabile la posizione marginale che l'informazione sulla Siria occupa sui media italiani online a confronto con quelli stranieri.
Disinteresse e disinformazione in casa nostra fanno la loro parte e finiscono per sostenere l'inerzia dell'ONU (e degli USA) nonché la complicità di Russia, Cina  e Iran col governo di Assad.

23 maggio 2012

Educare all'autonomia

Abbiamo detto, nel post precedente, che ciò che essere genitori significa generare un sistema di pensieri. E che questo sistema di pensieri sia una persona a sé stante con una sua propria libera volontà risulta chiaro non appena inizia a camminare da solo.

La sfida per il genitore è quella di crescere figli autonomi. Autonomo è l’opposto di dipendente ma significa anche, dal greco αυτοσ (da solo) e νόμος (regola, legge), che sa darsi regole proprie. Altrimenti detto che non ha più bisogno di sentirsi dire cosa fare, che gli vengano date istruzioni.
L’autonomia che vogliamo per i nostri figli è però accompagnata dalla responsabilità: mi auguro che mio figlio sappia ciò che fa. Almeno da adulto.
L’educatore, quindi, ha l’obiettivo di formare una persona che sia in grado di agire per il meglio.
“Agire per il meglio” in realtà non significa molto. Ci sono tanti modi per agire bene e tanti modi per agire male. La perfezione, invece, è assoluta e unica, ma non è di questo mondo.
Non siamo persone a una sola dimensione: i nostri figli non esistono soltanto in rapporto al profitto scolastico. Ci accorgiamo che è importante tenere conto di altre caratteristiche personali che entrano in gioco quando ci si costruisce il futuro. Si può essere cooperativi, altruisti, entusiasti… si può essere riflessivi, sensibili, sportivi.
Ci sono tante qualità da scoprire e valorizzare senza farsi scoraggiare dai difetti o dalle insufficienze, non solo scolastiche, di quei futuri adulti che abbiamo messo al mondo.
All’educatore è richiesta un po’ di fantasia ed un po’ di esperienza, per saper cogliere e non ignorare le qualità che rendono uniche e diverse le persone.

La prospettiva rimane quella dell’autonomia.  
Occorre conoscersi per compiere le scelte migliori. Pensiamo alla scelta della scuola superiore. Molti tra i genitori e gli insegnanti riferiscono di non vedere dei ragazzi pronti per una scelta che li impegnerà per i cinque anni successivi.  A quattordici anni, non tutti sono ancora ben consapevoli dei loro punti di forza e delle loro debolezze e non hanno, quindi, la capacità di immaginarsi con realismo come adulti in una professione. Semplicemente, non si sono ancora sperimentati abbastanza, né nella vita, né nella scuola e non hanno quella conoscenza del mondo che potranno avere più avanti.

Conoscersi significa perciò sapersi valutare. Confrontarsi con gli altri in questo senso è fondamentale per sapere in che cosa si è diversi dagli altri, per avere un’idea di se stessi che non sopravvaluti né sottovaluti quello che oggi siamo.
E’ giocando a pallavolo che capirò se quella diventerà la mia strada o se rimarrà, anche da grande, un’attività del tempo libero. Studiando insieme ai miei amici mi potrei accorgere che Storia e Italiano mi piacciono, in generale, più che al resto della classe. Non mi confronterò per vedere se io sono più brava, o meno, per sentirmi migliore, ma guarderò agli altri, semplicemente, perché troverò tanti spunti e riferimenti diversi per valutare me stesso.

E quando saprò valutare che stasera ho bevuto un troppo, sarò anche responsabile verso me stesso e chiamerò un taxi per farmi portare a casa. Quando saprò valutare che con quel ragazzo non ho più di tanto in comune, deciderò di allontanarmene e non uscirci più.
L’obiettivo è  che le scelte di mio figlio o di mia figlia siano motivate e non casuali.

17 maggio 2012

Psicologia (costruttivista) dell'educazione


Genitore (dal latino gignĕre)è chi genera un altro essere umano.
Generare un essere umano non è lo stesso che creare un vaso di argilla. Non lo si può modellare. Non si può nemmeno fare un progetto e poi confrontare il risultato.
La differenza tra il vaso di argilla e la persona sta nel fatto che la persona pensa,  il vaso ovviamente no.

 Essere genitori significa piuttosto dare il via a quel “sistema di pensieri”, in carne ed ossa, che chiameremo persona
Ciascuno di noi è appunto questo: un sistema di pensieri, progetti per il domani, abitudini, un aggregato di convinzioni, un insieme atteggiamenti, preferenze. Questi sono la “materia” di cui siamo fatti.
Pensieri, convinzioni e atteggiamenti, quando appartengono agli altri, difficilmente possono essere regolati o controllati.  E’ difficile afferrare una paura ad esempio, o bloccare un atteggiamento; non ha senso neanche programmare un’opinione o guidare un pensiero (come sa chi fa meditazione). Non si può agire sulla mente come fosse qualcosa di materiale. Serve fare un passo indietro.
Questo genere di  “cose” non possono essere toccate ma solo sentite (come il fuoco) e con loro si deve usare un altro approccio: convinzioni, valori, credenze e atteggiamenti (altrui o di noi stessi) possono essere solamente osservati e capiti. Eventualmente comunicati. 
Se riconosciamo questo, restituiamo agli altri la libertà di sentire  in maniera autonoma e di pensare.

E’ nella relazione genitore figlio che più facilmente possiamo aspettarci di trovare un amore incondizionato. Desideriamo tutto il bene del mondo per i nostri figli.
Nelle altre relazioni umane, dall’amicizia all’amore, è sempre presente una componente di “utilità” nel senso che, stando insieme o passando del tempo con l’altro, ricaviamo qualche beneficio: il mio compagno mi fa star bene, mia moglie mi capisce e con i miei amici vado al mare a divertirmi. Ovviamente non si tratta di benefit tangibili o concreti ma pur sempre di qualcosa che mi spinge a continuare il rapporto con loro.
Dato che relazioni di questo tipo possono soddisfarci o meno, possiamo anche decidere di interromperli: i miei amici non sono più così simpatici, il mio compagno non è più premuroso, mia moglie non mi ascolta più come faceva una volta.
  
Con i figli si ha, invece, un rapporto che non prevede nulla in cambio. Non è previsto un bilancio costi/benefici né il divorzio né la separazione.
Il genitore infatti accetta i suoi ragazzi per come sono o quantomeno si sforza di arrivare a questo livello di accoglienza.
E l’accoglienza è una delle componenti dell’amore.
Accettare un figlio significa accettare il suo modo di essere per aiutarlo a crearsi la sua vita; significa, in questo senso, “partire” da lui.
Mia figlia sta crescendo, ha 14 anni: se cerco di cambiarla nei suoi interessi, nelle sue passioni, nelle persone che vuole frequentare, nei suoi progetti, nelle convinzioni relative a se stessa che ormai ha maturato…  questo mio tentativo non porterà nessuno di noi da nessuna parte.
Correggere, cambiare, raddrizzare, aggiustare… non sono verbi che si possono applicare a pensieri, preferenze, opinioni, atteggiamenti. E’ molto più efficace, in questi casi, il conoscere: cioè l’osservare e l’ascoltare.

11 maggio 2012

Alleanze educative

Una relazione intima funziona bene quando entrambe le persone vogliono la stessa cosa: vogliamo sposarci, vogliamo una casa. Più semplicemente: vogliamo andare al parco e non al cinema.
E le migliori amiche di mia figlia, per ora, sono quelle con cui gioca a pallavolo. Succede non solo tra le persone ma anche tra gruppi. La competizione nello sport nasce proprio dal fatto che due squadre si mettono dentro un rettangolo di gioco a cercare di non far vincere l’altra squadra. Inter e Milan non potranno mai essere alleate in campo. Gli obiettivi dei due sono incompatibili e c’è quindi facilmente disaccordo. Quando il nostro obiettivo e quello dell’altro vanno nella stessa direzione invece, andare d’accordo è facile.
Quando gli interessi di entrambi includono anche quello di proseguire la relazione (un matrimonio, un’amicizia ma anche un rapporto di lavoro) nonostante qualche difetto o disaccordo, possiamo parlare di alleanza. 

Quando mangio degli spaghetti al ristorante so che, alla fine, dovrò pagare il prezzo che ho visto scritto nel menu al momento di ordinare. Allo stesso modo mi aspetto che il piatto che mi verrà portato sarà pieno e non mezzo vuoto. Non c’è bisogno di accordarsi ogni volta con il cuoco. Le regole sono implicite, sono ovvie. Se uno dei due fa il furbo (cioè, se non si attiene al copione del ristorante), qualcuno chiamerà i carabinieri. Di solito però, tutto fila liscio da ambo le parti e nessuno si sente derubato o imbrogliato. Nessuna sorpresa.
Quando i nostri figli piccoli girano intorno ai tavoli di questo stesso ristorante oppure schiamazzano appena si svegliano di sabato mattina alle 8… lo fanno perché non vedono quelle regole invisibili che a noi “grandi”, nella nostra esperienza, sono ovvie. Ed hanno ragione, dal loro punto di vista. Perché le regole sono proprio frutto di accordi, costruite e non date dall’alto. Sta a noi il problema di far vedere da dove vengono e a cosa servono.

E veniamo a una situazione di famiglia. L’obiettivo principale di mio figlio per questo pomeriggio è di giocare con la playstation. Il mio obiettivo di genitore è invece che lui faccia i compiti. Sembrano due obiettivi che cozzano uno con l’altro. Eppure un accordo è possibile anche in questo caso.  Si tratta di allargare il raggio degli interessi in gioco. Ad esempio, quanto alla playstation penso che sia utile che mio figlio di nove anni ci giochi per un tempo ragionevole (magari con sua sorella o con me), perché nel gioco si sviluppano l’attenzione, la strategia, la velocità, la coordinazione tra l’occhio e la mano. E anche mio figlio ci tiene a che io sia contento di lui quando arriva coi compiti fatti il giorno dopo. E’ sensibile quanto me a che la relazione tra noi sia positiva. Dunque anche per lui il fare i compiti ha una qualche importanza, come lo ha per me che lui giochi. Il peso delle opzioni è diverso, come lo sono le priorità mie e sue ma un margine per dialogare e inventare una soluzione, c’è.
L’alleanza va quindi cercata…

Per rimanere sul concreto e rimanendo agli affari “domestici” c’è da dire che il dialogo per costruire un’alleanza includerà sempre un a parte in cui si concordano (e non “mettono in chiaro”… che diventerebbe un parlare a, non un parlare con) anche le conseguenze del mancato rispetto delle promesse. Se i compiti non saranno pronti, staremo a vedere insieme che cosa questo comporta anziché levare la playstation per un mese. 


4 maggio 2012

Sarà perché ti amo - Serà porque te amo (Ricchi e poveri 1981)






Che confusione, sarà perché ti amo
è un emozione, che cresce piano piano
stringimi forte e stammi più vicino
se ci sto bene sarà perché ti amo

Io canto al ritmo del dolce tuo respiro
è primavera, sarà perché ti amo
cade una stella, ma dimmi dove siamo
che te ne frega, sarà perché ti amo

E vola vola si sa, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l'amore non c'è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.

E vola vola si va, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l'amore non c'è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.

Ma dopo tutto, che cosa c'è di strano
è una canzone, sarà perché ti amo
se cade il mondo, allora ci spostiamo
se cade il mondo, sarà perché ti amo

Stringimi forte e stammi più vicino
e così bello che non mi sembra vero
se il mondo è matto che cosa c'è di strano
matto per matto, almeno noi ci amiamo.

E vola vola si sa, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l'amore non c'è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.

E vola vola si sa, sarà perché ti amo
e vola vola con me e stammi più vicino
e se l'amore non c'è
ma dimmi dove siamo
che confusione, sarà perché ti amo




De pronto canto 
será porque te amo 
y siento el viento que pasa 
por tus manos 
todo es distinto 
cuando te estoy mirando 
no me comprendo 
será porque te amo 

canto a tu ritmo 
y en plemo mes de enero 
es primavera 
será porque te amo 
si estamos juntos 
no sè ni donde estamos 
que nos importa 
será porque te amo 

vuela que vuela y verás 
que no es difícil volar 
vuela que vuela y veré 
al mundo loco y a dar 
si canto canto por ti 
por un amor que aparece 
que nace y que crece 
dentro y fuera de mi 

vuela que vuela y verás 
que no es difícil volar 
vuela que vuela y veré 
al mundo loco y a dar 
si canto canto por ti 
por un amor que aparece 
que nace y que crece 
dentro y fuera de mi 

duermo y no duermo 
pienso y no estoy pensando 
tan solo canto 
será porque te amo 
si estalla el mundo 
nosotros nos marchamos 
si estalla el mundo 
será porque te amo 

si estoy contigo 
será porque te amo 
si tengo miedo 
será porque te amo 
si soy tu amigo 
será porque te amo 
porque te amo 
será porque te amo 

vuela que vuela y verás 
que no es difícil volar 
vuela que vuela y veré 
al mundo loco y a dar 
si canto canto por ti 
por un amor que aparece 
que nace y que crece 
dentro y fuera de mi 

vuelo que vuelo por ti 
será porque te amo 
vuelo que vuelo y veré 
al mundo lo distinto 
si canto canto por ti 
por un amor que sufre 
que nace y crece 
será porque te amo