29 novembre 2011

Julian Assange - Discorso per il conferimento del Walkley Award




    "Vi ringrazio del premio per il contributo eccezionale al giornalismo.

Dicono che dire la verità non sia un modo per farsi degli amici.
Dicono che al popolo australiano non interessa la verità. Ma sbagliano. Il popolo australiano vuole conoscere la verità sulla guerra. Vuole conoscere chi sono quelli di cui si può fidare e come questi modellano il mondo. Vuole trovare una strada attraverso le bugie e la complessità.

    Sì, il nostro lavoro ci ha dato molti potenti nemici. Ma ci ha anche dato dei buoni amici. Ha fatto uscire il meglio dalle persone: coraggio, lealtà, compassione e forza. E stasera voglio ringraziare voi e la Fondazione Walkley per aver mostrato questi valori, come giornalisti e come australiani, nel rimanere a fianco di Wikileaks nell'ora del bisogno; non negli ultimi cinque anni, ma oggi quando conta di più. E voglio ringraziare tutti quelli che hanno continuato a rimanere al nostro fianco, alle nostre fonti, ai nostri donatori e ai nostri difensori: persone senza le quali non potremmo far nulla.

    Noi giornalisti diamo il nostro meglio quando condividiamo, con attivisti e avvocati, l'obiettivo di smascherare l'illegalità e il malaffare, quando aiutiamo a individuare delle responsabilità. Questo premio è un segno di incoraggiamento per noi e per le persone che lavorano a quest'impresa in condizioni difficili. Le nostre vite sono state minacciate, sono stati fatti tentativi di censurarci  e le banche hanno tentato di interrompere i nostri rifornimenti finanziari vitali. Un blocco bancario senza precedenti ha mostrato che VISA, MASTERCARD, PAYPAL, BANK OF AMERICA e WESTERN UNION sono semplici strumenti della politica estera di Washington. La censura, in questo modo, è stata privatizzata. Potenti nemici stanno facendo le prove per vedere fino a che punto possono farla franca, e come possono abusare del sistema di cui fanno parte per evitare ogni controllo. Mi aspettavo i discorsi pieni di odio da FOXNEWS, ma non gli appelli di Senatori americani all'assassinio della mia persona e del mio staff. Nemmeno mi aspettavo che gli Stati Uniti violassero la loro stessa Costituzione per perseguitare me e l'organizzazione. Ma capisco la reazione delle élite di Washington. Washignton fa guerra alla verità. E' la verità su Washington e compagni che, dopotutto, abbiamo rivelato.

    Quello che non capisco è il comportamento codardo del Primo Ministro australiano Julia Gillard. E' imbarazzante. Crede davvero di poter diventare il vice-Obama e poi scappare con i suoi amici e il suo lavoro così com ha già fatto con Kevin Rudd e molti altri prima di lui? Non funzionerà stavolta. La Costituzione americana non lo permetterà. E' tempo che Julia Gillard smetta di correre dietro al potere e cominci a usare il potere che ha per fare del bene al popolo australiano.
Giusto un anno fa Julia Gillard incaricò un'assurda task force di Governo insieme all'ASIO (Australian Security Intelligence Organization), l'ASIS (Australian Security Intelligence Service), il Ministero della Difesa, l'Avvocatura di Stato e la Polizia Federale. Il Primo Ministro dichiarò, falsamente, che Wikileaks aveva agito illegalmente. La Polizia Federale dovette smentirla. L'Avvocatura di Stato affermò di star cercando di revocarmi il passaporto mentre ero in un periodo difficile. A seguito della pressione del popolo australiano e dei media australiani, McClellan decise di non farlo, non perché fosse sbagliato, ma perché il mio passaporto era utile per tenere traccia dei miei spostamenti. Quando mi hanno conferito il Sydney Peace Prize, l'Alta Commissione Australiana (a Londra) si è rifiutata di ospitare il premio. Questi e altri fatti resteranno un ricordo vergognoso per il giornalismo australiano.

    Siamo diffamati e attaccati da potenti gruppi negli Stati Uniti, compreso il Dipartimento di Stato e la BANK OF AMERICA. Un grand jury  a Washington ha speso la maggior parte dell anno cercando di incriminare me e i nostri per spionaggio. Una delle nostre presunte fonti, l'analista di intelligence Bradley Manning, è tenuto in isolamento e in condizioni degradanti e disumane. Agli Ispettori ONU per la Tortura e ad Amnesty International è stato impedito di vederlo. E io stesso ho passato più di 350 giorni agli arresti domiciliari. Non sono stato accusato di nessun crimine in nessuna nazione ma il mio nome è continuamente diffamato. I nostri sostenitori negli USA, Gran Bretagna e Europa sono stati arrestati in massa durante più di 78 retate mirate.
   
    La reazione a Wikileaks ha dimostrato che, nel mondo Occidentale, gli attacchi non sono meno violenti che nelle altre parti del mondo. Sono soltanto più sofisticati. Washington è diventato un impero, non solo di forza, ma anche di bugie. Il Governo Australiano ha rifiutato di dire se avrebbe bloccato la mia estradizione negli Stati Uniti dall'Australia ma ha riconosciuto di avere la capacità di decidere su questo. Il Governo della Gillard ha mostrato il suo vero carattere per il modo in cui ha gestito la pressione americana su Wikileaks.
   
    I giornalisti australiani sono coraggiosi, il popolo australiano è solidale ma Julia Gallard è un Primo Ministro vigliacco. Come Australiani non dobbiamo disperare: finché parliamo apertamente, finché pubblichiamo, finché internet resta libero, continueremo  a reagire, armati dela verità."

21 novembre 2011

L'ultima barzelletta di Silvio - Berlusconi's last joke


On the 4th of November a press conference took place at the end of the G20 (held in France). In those days, Italian Bonds were becoming increasingly hard to sell, due to the lack of reliability of italian economy, in turn due (according to almost all the economists) both to italian high deficit and poor Growth Rate during the last 10 years.

Berlusconi was asked to explain his point of view on this situation which could lead Italy to default (like Argentina in 2001 and Greece recently). His answers brought (even) italian public opinion to perceive that a blind commander was still partying in his cabin not realizing that his boat was about to sink during the storm.

His statement, to deny the crisis in Italy, that restaurants are always full is becoming a new ironic saying. 

On the right you can see italian Finance Minister.

On the 12th of November Berlusconi stepped down.



As to reliability, I must tell you that we are suffering from past Italy's lack of reliability, a prejudice against Italy due to some Italy's past behaviours... and in these days, when we havehad that issue regarding the change-over of an italian at the board of European Central Bank, we picked up some sentences, for example form our french friends "Les italiens sont toujours les Italiens" and so it's an old prejudice that has old roots. As to the reliability of thisGovernment, also from Finance Minister's point of view, I have noticed big appreciation for him from european colleagues, and, as to me, I have, with every leader that takes part in the Council of the Heads of State and Premiers, and with almost all the leaders that partecipates in the G20,a rapport that is even of friendship and in some cases of strong friendship and, so, reliabilitydoesn't involve ourselves as leaders, but probably involves Italy with its recent and less recent history.

[1.28] We are aware that, since there has been the introduction of Euro, with an evaluation of the exchange between Lira and Euro, there have been some impoverishment of a considerable range ofitalian population. Once, a family could live with 2 millions lire, nowadays with 1000 euros for afamily it is very difficult to live. With 80 euros nowadays you come back from the market with a trolley that doesn't carry many things; once, with 80 thousands lire, you used to come back fromthe market with a filled trolley. Well.. Euro...

[2.06] It's all due to the exchange Lira/Euro, that was made by that Government, with an
evaluation 1936 lira for 1 euro that We have always judged as damaging and unjust for Italy.

[2.24] We thinks really that it is... how to say... just a momentary trend from the stock markets to attack Italian Bonds... We are really a strong economy, the third in Europe, the seventh in the world... life in Italy is the life you can find in a well-off Country. This is always proven: expenditures are not dimished, restaurants are full, planes... you hardly manage to book a seat, holiday destinations during bank holiday are absolutely over-booked: look, I don't think that you notice whether, going to live in Italy, that Italy feels even something that might look like a strong crisis. It doesn't seem to me.

Journalist: - Do you think that, for the sake of Italy, this Government must go on or it'd be better if Berlusconi steps down? Sorry mr President, but... -
Berlusconi: - No, these are questions with a certain reply: let's listen to it.. - [laughters]
Tremonti: - Frankly speaking, after what has been said by the President... after what the Premier has said, I don't think there is anything else to say -

(suggestions for the translation will be welcome)
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(original italian)


Quanto alla credibilità, devo dirle che noi subiamo una mancanza di credibilità dell'Italia nel passato, un pregiudizio che c'è nei confronti dell'Italia per certi comportamenti dell'Italia nel passato... e in questi giorni quando noi abbiamo avuto quella vicenda riguardo alla sostituzione di un italiano nel board della Banca Centrale Europea, abbiamo captato delle frasi, per esempio dai nostri amici francesi "Les italiens sont toujours les italiens" e quindi è un pregiudizio antico che ha origini antiche. Per quanto riguarda la credibilità di questo Governo, dal punto di vista anche del Ministro delle Finanze, io ho trovato una grande apprezzamento nei suoi confronti da parte dei suoi colleghi europei, e per quanto mi riguarda, io ho in tutti i leader che partecipano al consiglio dei capi di stato e di governo e nella quasi totalità dei leader che partecipano al G20, un rapporto che è addirittra di amicizia e in certi casi di forte amicizia, e quindi la credibilità non riguarda le nostre persone, ecco riguarda probabilmente l'italia con la sua storia, recente e meno recente.

[1.28] Noi siamo consapvoli che da quando c'è stata l'introduzione dell'Euro, con una valutazione del cambio tra Lira e Euro, si sono verificate degli impoverimenti di una fascia importante delle popolazione italiana. Una volta, una famiglia con 2 milioni di Lire poteva vivere, oggi con 1000 euro una famiglia è difficilissimo che viva. Con 80 euro oggi si ritorna dal supermercato con un carrello che non contiene molte cose; una volta con 80mila lire, si ritornava con un carrello pieno.. Beh l'Euro...

[2.06] E' colpa del cambio Lira/Euro che è stato fatto da quel Governo, a un livello 1936 lire per 1 euro che Noi da sempre abbiamo ritenuto incongruo e penalizzante per l'Italia.

[2.24] Noi riteniamo davvero che sia un po'... come dire... una moda passeggera quella per cui i mercati si avventino sui Titoli del Debito Sovrano Italiano... Noi siamo veramente un'economia forte, la terza economia europea, la settima economia nel mondo... la vita in Italia è la vita di un Paese benestante. Tutte le occasioni questo si dimostra: i consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, gli aerei bisogna... con fatica si riesce a prenotare dei posti, i posti di vacanza nei ponti sono assolutamente iperprenotati: ecco, non credo che voi vi accorgiate andando a vivere in Italia, che l'Italia senta un qualche cosa che possa assomigliare a una forte crisi. Non mi sembra.

Giornalista: - Pensa che per il bene dell'Italia, questo Governo debba andare avanti o sarebbe meglio invece che Berlusconi faccia un passo indietro? Mi scusi Presidente, ma... -
No, sono domande con risposta già certa: sentiamola... [risate]
Tremonti: - Onestamente dopo quello che ha detto il Presidente.. dopo quello che ha detto il Presidente del Consiglio, non credo che ci sia altro da aggiungere -

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18 novembre 2011

Psicologia dei Costrutti Personali


    Che cosa significa "conoscere" una persona?
E' compito dello psicologo clinico conoscere l'utente che cerca un cambiamento, è compito dell'orientatore conoscere gli interessi dello studente che sta di fronte, compito del mediatore familiare capire che cosa c'è in ballo in un conflitto di coppia.

    George Kelly, fondatore della Psicologia dei Costrutti Personali, aveva in mente questa domanda nel corso del suo lavoro di clinico. La sua teoria della personalità denominata costruttivismo è spesso considerata (cfr. L. Pervin, O. John (2003), La scienza della personalità. Teorie, ricerche, applicazioni. Cortina ed.) una teoria cognitiva per due motivi: (1) per distinguerla da teorie a base costituzionalista o organicista (quali le teorie dei tratti, di Hans Eyesenck ad esempio); (2) perché lo psicologo kellyiano quando "studia" un cliente vuole sempre rispondere alla domanda: come ragiona (o cos'ha in mente) questa persona? In questo senso l'accento è sui contenuti dell'esperienza dell'utente e (a differenza della psicoanalisi) solo indirettamente sulle cause per cui è presente un certo problema. E' da precisare che Kelly rifiutò anche l'etichetta di clinico "cognitivo" (http://www.oikos.org/kelen.htm).

    L'assunto da cui parte un costruttivista è press'a poco il seguente: ogni persona ha un suo modo di valutare gli eventi, di pesare le cose, dare importanza alle situazioni; ciascuno giudica le persone incluso se stesso secondo parametri diversi. Questo relativismo individuale è espresso dal corollario dell'individualità (che fa parte dell'enunciazione formale della teoria): "le persone differiscono l'una dall'altra nella loro costruzione degli eventi".

    Costruzione... costrutto... il nocciolo della teoria è che l'essere umano è costantemente impegnato a interpretare gli eventi della propria vita. E che cosa significa interpretare? Soprattutto valutare, organizzare, e quindi, di conseguenza re-agire, agire, comportarsi: questa la traduzione del postulato fondamentale: "i processi di una persona sono psicologicamente canalizzati dai modi in cui essa anticipa gli eventi".

    Un esempio: nel commentare il suo nuovo lavoro, Carlo mi racconta che questo "non è affatto noioso", "gli consente di leggere e imparare molto", e inoltre "non c'è nessun collega difficile". Da psicologo kelliano allora mi faccio un'idea di Carlo e il lavoro: soprattutto di cosa Carlo cerca nel lavoro. Un aspetto, criterio (o costrutto) che per lui è importante è la dimensione "noia": presente a livello zero nella nuova mansione, ma forse presente in qualche misura in passato in un altro impiego. Carlo registra, avverte automaticamente se un'attività è noiosa o, al contrario, stimolante. Il suo sistema nervoso (si potrebbe quasi dire) è sensibile a questa dimensione dell'esperienza. Il suo secondo criterio notevole è quello del poter imparare, tramite il lavoro, cose nuove e il terzo costrutto con cui Carlo spontaneamente misura se un impiego gli piace o no è quello dei rapporti sociali facili o difficili.
 
    Questa teoria vede le persone come sistemi di costrutti: Carlo affronta l'esperienza del lavoro utlizzando i criteri che abbiamo visto ma, in differenti ambiti della sua vita, ne utizza altri: ad esempio classifica le persone a seconda che siano simpatiche o meno, italiane o meno, maschi o femmine, utili economicamente o inutili, e così via. Suo fratello Mario, invece, non dà alcuna importanza al vantaggio economico che può ottenere da un conoscente; da parte sua, Mario preferisce le persone altruiste e cerca di solito di stare alla larga da quelle egoiste. Carlo non utilizza affatto il costrutto egoista-altruista: non nota e non dà alcun rilievo a come la sua amica Paola si comporta verso gli altri (se generosa o egoista). Carlo e Mario hanno quindi aspettative diverse verso le persone e nel momento in cui incontrano, ad esempio, un collega nuovo subito colgono, di lui/lei, aspetti psicologici e comportamentali diversi.

    In questo senso la Psicologia dei Costrutti Personali vede l'uomo come un ricercatore: siamo impegnati nello "studio" delle nostre esperienze, per natura costretti a creare modelli provvisori di esse; per le varie tipologie di eventi (il lavoro, gli amici, ecc..., come visto) facciamo uso di quei criteri/costrutti che ci permettono di dare a questi eventi ordine e senso e di affrontarne di nuovi sapendo che cosa cercare in essi.

13 novembre 2011

L'appello di B. del 13 novembre 2011

     Oggi si è rivolto con fare da padre buono ai suoi figli-fans (quegl'italiani a casa che lo rivoterebbero mille volte all'infinito) spiegando loro cosa mai sia successo in questi giorni. Ne è venuta fuori, com'è naturale, la sua versione dei fatti.



    "Abbiamo messo a punto in tempi da record la cosiddetta legge di stabilità finanziaria...": Sivlio parla per un pubblico di non addetti alla politica, per tutti quelli che non hanno mai avuto la pazienza, l'interesse o la possibilità di imparare l'alfabeto costituzionale e i meccanismi delle istituzioni. Quello che li deve colpire è che anche nelle difficoltà, il partito di B. è riuscito a battere un record (...) 

    I discorsi televisivi di B. non sono quelli di un politico tradizionale (cfr. quello di Napolitano di stasera). Sono appelli-spot indirizzati a tifosi che vogliono sentir dire dall'allenatore della loro squadra che dove l'arbitro ha fischiato un rigore, no, no, tutto era regolare. Soltanto "gli attacchi della speculazione finanziaria" hanno immeritatamente colpito un Governo in salute e un premier al servizio del cittadino.
    E Silvio si mostra come colui che si sacrifica per tutti. L'allenatore della squadra/Governo afferma di aver perso ai rigori senza aver perso sul campo: in questo caso cioè "senza essere mai stato sfiduciato dal Parlamento, anzi avendo ottenuto più volte la fiducia [...]" Consapevole che chi lo venera non sa assolutamente che chiedere e ottenere molte volte la fiducia non è affatto un indice di solidità. Consapevole anche che la sua base irriducibile nel Paese ha la memoria corta per la vicenda del mercato dei voti del dicembre 2010.
    E il "senso di responsabilità, il senso dello Stato" non significa nulla se non che appoggerà Monti solo finchè l'interesse della Nazione coinciderà, a breve o a lungo termine, con il suo. E infatti giusto ieri ha detto ai suoi, per rassicurarli che ancora il potere ce l'hanno loro, di voler tenere in pugno il Governo nuovo su ogni provvediemento (http://www.napolivillage.com/Europa/politica-berlusconi-a-pdl-stacchiamo-la-spina-a-monti-quando-vogliamo.html). Per questo pochi credono che sia tutto finito: B. farà valere la sua maggioranza il più possibile (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/13/nano-tratto/170441/).

    Come verrà usata la minaccia dello sgambetto al nuovo Governo? In attacco (per andare a elezioni e ri-vincerle) o in difesa? per far passare la voglia di una nuova legge elettorale? Tutto dipenderà da quanti saranno i nuovi Pisanu e Carlucci, da quanti lasceranno "per responsabilità" il carro del non più sicuro vincitore. E di conseguenza da quanto sarà indebolito il fronte del PdL. Se inoltre la Lega farà intendere di voler andare da sola alle prossime elezioni (e quindi la decisione a orologeria di staccare la spina potrebbe basarsi sull'interpretazione degli umori di Bossi & c.) nel PdL capiranno di non poter vincere né con B., né con il suo nome, né con le sue TV. Le Papi-girls innamorate non lo abbandoneranno mai, ma altri forse sì.

    Per finire, il messaggio si chiude con una sorta di sfida per la gara di ritorno: " Raddoppierò il mio impegno in Parlamento..."  Ma chissà, forse quel "raddoppiare" significa solo doppio innocuo bunga-bunga.

4 novembre 2011

Identità british e immigrazione

     In questo mese passato dopo le riots, in Inghilterra si è parlato molto sopra ai fatti ma poco dei fatti (giammai interpretazioni): rispolverando l'abilità british di scrivere la storia (altrui di solito, casalinga in questo caso) anziché ricostruirla. 
     Lo straniero ha però osservato la  reazione dell'opinione pubblica, dalla BBC al discorso dell'uomo comune di solito piuttosto istruito (anche se non a Cambridge), a questo fuoco di paglia (e negozi).

     Cameron reagisce ai disordini schierandosi in TV col gruppo dei buoni: empatizza con le famiglie, con chi ha avuto negozi e proprietà (vocabolo chiave nel pensiero isolano: property) distrutti e mette a distanza i criminali.
Risponde al suo elettorato, che non è certo composto da gang di incappucciati. Forse i veri inglesi (che dicono “noi” contrapponendosi a “loro”) sono quel 65% (www.ukpolitical.info/Turnout45.htm) di adulti che hanno votato nel 2010. 
Ma quell'altro 35% ?
    
    BBC Radio (custode dell'identità nazionale) trasmette ogni giorno Outlook, serie di biografie straordinarie di persone comuni: almeno una volta la settimana c'è un bimbo indiano/irakeno, scampato ad orrori di regimi e guerre, che con tenacia è riuscito a ricostruirsi una vita (di solito in UK) grazie all'accesso fortunoso a una buona istruzione (in UK). Queste storie finiscono di solito con la bimba/o che forma una famiglia (pilastro valoriale anche qui, come visto nel caso di Elton John neo-papà) e finalmente “runs his own business”, ha un'attività in proprio. Perché queste storie sono raccontate così? Come si deve vivere per essere accettati e rispettati da Cameron e della BBC? 


     In un noto esperimento di psicologia sociale (Tajfel 1971 www.experiment-resources.com/social-judgment-theory-experiment.html), ad una classe vennero mostrati dei dipinti di Kandinsky e Klee con la richiesta fatta ad ogni studente di esprimere una preferenza. Tajfel divise in due la classe, e lo fece a caso, ma disse di averlo fatto mettendo  da una parte i fan di Klee, dall'altra i fan di Kandisky. Questo bastò a creare un senso di solidarietà entro ciascun gruppo e di differenziazione dall'altro: ciascuno subitò pensò se stesso come Kandnskyiano o Kleeiano. Tale categorizzazione fu evidente quando Tajfel chiese ai ragazzi in che modo intendevano distribuire delle risorse (fiches, dato il contesto di laboratorio), se cioè optando per uno schema del tipo: “a noi Kandiskyiani 10 fiches - a voi Kleeiani 10” oppure “a noi 7 - a voi 0” etc... La scelta più gettonata fu la seconda. Lo studio mostrò: come sia spontaneo, dove le differenze siano vere o presunte, arroccarsi all'interno del proprio gruppo; e che il pensare in termini di Noi/Loro sia una tendenza naturale: sorgeva semplicemente in base a diverse (e false) preferenze artistiche!
     
    Con questo in mente, non ci stupiamo se una parte della società britannica si trova complemente “fuori” e il restante “dentro” se ne distanzia sdegnato. In Italia c'è una divisione tra caste e corporazioni e i non-nativi sono, in proporzione, pochissimi. L'Inghilterra è diversa. Gli outsiders sono molti e l'identità nazionale, classica ma attuale, è basata su sacri simboli british: la Regina, Nelson, le battaglie, la Scienza, le istituzioni democratiche, l'orgoglio di chi esporta civiltà, il colonialismo glorioso. Sei citizen quando sei “inglese dentro”. Quando avrai fatto tuoi i simboli isolani, sarai orgoglioso di essere diventato british: anche se guidi un taxi e sei figlio di pakistani.

      La parola d'ordine è assimilazione. Non esiste integrazone diffusa all'italiana. E' vero, dagli anni 50 in avanti sono arrivati qui a milioni, ma oggi c'è dell'altro. Da noi perfino il Veneto, culla del leghismo e del boom capannonico anni '90, ha finito per accogliere e accettare l'immigrato rumeno “purché lavorasse”. La debole identità italiana non mira ad assimilare nessuno, non mira a trasformare, insegnare, convertire: non potrebbe nemmeno. E così non divide, almeno a livello ufficiale, istituzionale, in Noi e Loro (tanto che le paranoie leghiste alle Comunali di Milano non hanno fatto presa). Non si compiace di espellere o relegare chi non è “dentro” (rileggi Cameron). E' naturale per noi pensare che il milione di rumeni nel Nord, una volta imparata la lingua, sia già inserito. Ma nell'Isola, milioni di caraibici, indiani, pakistani (di terza, quarta generazione) hanno dovuto scegliersi britannici. Hanno dovuto passare dal “Noi” a quell'altro “Noi”, maggioranza culturalmente british. 
    Alcuni l'hanno trovato conveniente, praticabile o possibile; altri no, e non l'hanno fatto.

(10 settembre 2011)