18 novembre 2011

Psicologia dei Costrutti Personali


    Che cosa significa "conoscere" una persona?
E' compito dello psicologo clinico conoscere l'utente che cerca un cambiamento, è compito dell'orientatore conoscere gli interessi dello studente che sta di fronte, compito del mediatore familiare capire che cosa c'è in ballo in un conflitto di coppia.

    George Kelly, fondatore della Psicologia dei Costrutti Personali, aveva in mente questa domanda nel corso del suo lavoro di clinico. La sua teoria della personalità denominata costruttivismo è spesso considerata (cfr. L. Pervin, O. John (2003), La scienza della personalità. Teorie, ricerche, applicazioni. Cortina ed.) una teoria cognitiva per due motivi: (1) per distinguerla da teorie a base costituzionalista o organicista (quali le teorie dei tratti, di Hans Eyesenck ad esempio); (2) perché lo psicologo kellyiano quando "studia" un cliente vuole sempre rispondere alla domanda: come ragiona (o cos'ha in mente) questa persona? In questo senso l'accento è sui contenuti dell'esperienza dell'utente e (a differenza della psicoanalisi) solo indirettamente sulle cause per cui è presente un certo problema. E' da precisare che Kelly rifiutò anche l'etichetta di clinico "cognitivo" (http://www.oikos.org/kelen.htm).

    L'assunto da cui parte un costruttivista è press'a poco il seguente: ogni persona ha un suo modo di valutare gli eventi, di pesare le cose, dare importanza alle situazioni; ciascuno giudica le persone incluso se stesso secondo parametri diversi. Questo relativismo individuale è espresso dal corollario dell'individualità (che fa parte dell'enunciazione formale della teoria): "le persone differiscono l'una dall'altra nella loro costruzione degli eventi".

    Costruzione... costrutto... il nocciolo della teoria è che l'essere umano è costantemente impegnato a interpretare gli eventi della propria vita. E che cosa significa interpretare? Soprattutto valutare, organizzare, e quindi, di conseguenza re-agire, agire, comportarsi: questa la traduzione del postulato fondamentale: "i processi di una persona sono psicologicamente canalizzati dai modi in cui essa anticipa gli eventi".

    Un esempio: nel commentare il suo nuovo lavoro, Carlo mi racconta che questo "non è affatto noioso", "gli consente di leggere e imparare molto", e inoltre "non c'è nessun collega difficile". Da psicologo kelliano allora mi faccio un'idea di Carlo e il lavoro: soprattutto di cosa Carlo cerca nel lavoro. Un aspetto, criterio (o costrutto) che per lui è importante è la dimensione "noia": presente a livello zero nella nuova mansione, ma forse presente in qualche misura in passato in un altro impiego. Carlo registra, avverte automaticamente se un'attività è noiosa o, al contrario, stimolante. Il suo sistema nervoso (si potrebbe quasi dire) è sensibile a questa dimensione dell'esperienza. Il suo secondo criterio notevole è quello del poter imparare, tramite il lavoro, cose nuove e il terzo costrutto con cui Carlo spontaneamente misura se un impiego gli piace o no è quello dei rapporti sociali facili o difficili.
 
    Questa teoria vede le persone come sistemi di costrutti: Carlo affronta l'esperienza del lavoro utlizzando i criteri che abbiamo visto ma, in differenti ambiti della sua vita, ne utizza altri: ad esempio classifica le persone a seconda che siano simpatiche o meno, italiane o meno, maschi o femmine, utili economicamente o inutili, e così via. Suo fratello Mario, invece, non dà alcuna importanza al vantaggio economico che può ottenere da un conoscente; da parte sua, Mario preferisce le persone altruiste e cerca di solito di stare alla larga da quelle egoiste. Carlo non utilizza affatto il costrutto egoista-altruista: non nota e non dà alcun rilievo a come la sua amica Paola si comporta verso gli altri (se generosa o egoista). Carlo e Mario hanno quindi aspettative diverse verso le persone e nel momento in cui incontrano, ad esempio, un collega nuovo subito colgono, di lui/lei, aspetti psicologici e comportamentali diversi.

    In questo senso la Psicologia dei Costrutti Personali vede l'uomo come un ricercatore: siamo impegnati nello "studio" delle nostre esperienze, per natura costretti a creare modelli provvisori di esse; per le varie tipologie di eventi (il lavoro, gli amici, ecc..., come visto) facciamo uso di quei criteri/costrutti che ci permettono di dare a questi eventi ordine e senso e di affrontarne di nuovi sapendo che cosa cercare in essi.