18 gennaio 2012

Walk like an Egyptian

    Interessarsi a cose nuove, approfondire, cercare tenere di accesa la mente per farla soprevvivere non è facile a questo mondo. Inoltre, almeno nella mia terra, è ritenuto da molti un brutto vizio.
    Venire a sapere come funzionano le vite altrui, alternative alla nostra, porta rapidamente a riflettere su come anche noi potremmo, in teoria, avere (o aver avuto) abitudini, valori e perfino pensieri diversi. Se gli altri certamente sono quello che non siamo, sono anche quello che avremmo potuto essere se le circostanze fossero state altre. Non abbiamo scelto liberamente di essere come siamo e nemmeno siamo i creatori assoluti dei nostri pensieri o emozioni.
     Ci si conosce di più e meglio nel momento in cui si conosce  ciò che è diverso. E quando ci si guarda intorno con attenzione, relativizzare quello che si vive e il modo in cui si vive diventa naturale, dal momento che si viene a conoscenza di nuove situazioni, biografie, destini. Venendo al pratico...

    Quel poco che so dell'Egitto l'ho imparato quest'anno. Una parte seguendo AlJazeera, la maggior parte seguendo Esraa che è, appunto, la mia porta su un altro mondo.
    La mia amica vive al Cairo, città dove non sono mai stato. Parla inglese oltreché arabo. Ha 24 anni e lavora in banca.
    Esraa quindi non è una profuga del Mediterraneo. Nemmeno un'attivista blogger (anche se ha partecipato alle manifestazioni dell'anno scorso). Con lei si parla di quello che (le) succede tutti i giorni. Cose ordinarie certo, ma che per me risuonano tuttora straordinarie. A volte, ad esempio, parliamo di come procede il famigerato processo di "democratizzazione" del suo paese. E a volte mi dice che non vorrebbe saperne più niente di politica.
   Quello che mi piace è, come ho detto sopra, che non posso non confrontare quasi continuamente la mia vita con la sua. Il suo paese col mio, la situazione sua e dei suoi amici con la mia. Tralasciando gli aspetti più personali dell'amicizia, vengo a sapere cose che non avrei ovviamente mai capito in una tipica vacanza "piramidi e mercatini".

    L'inglese di Esraa è mille volte meglio del mio ma è ovvio, dato che nella sua Università le lezioni si fanno solo in inglese: in confronto, la mia generazione, qui, educata coi film doppiati in italiano e zero TV internazionali, è del tutto tagliata fuori dall'informazione del mondo globale. 
    Il suo lavoro, in banca, non è quello (come si potrebbe immaginare) di una segretaria per un grassone con la testa coperta di bianco (quelli sono gli sceicchi sauditi): con la laurea in economia è lei che decide a quali famiglie o a quali imprenditori concedere i prestiti. A 23 anni era già laureata, sì... e preferisco non confrontarmi su questo.
   Mi ha mandato di recente il video che posto qui sotto, che naturalmente è in inglese. Mi fa capire il punto di vista di una donna sulle donne. A partire dal suo ovviamente.


   Nonstante sia musulmana e quindi credente (non come da noi, dove ci sono cattolici che più atei non si potrebbe) Esraa non vota per i Fratelli Musulmani e nemmeno per i Salafiti. E a dire la verità aveva previsto che gli islamisti non avrebbero assolutamente vinto alle recenti elezioni... mah forse non è stata abbastanza sociologa!
    Esraa porta il velo? sì come nella foto. Perché ha deciso così. Perché la sua volontà è stata in qualche modo "plagiata" da una cultura maschilista? Basta rivedere il video: secondo lei è quello il vero sessismo. Non quello che riguarda come ci si veste. E anche qui da italiano, parlando di sessismo, francamente, mi rendo conto di dover solo tacere.

    Ma io scopro altre cose da Esraa che non posso sapere da nessuna TV, che non leggo su nessun giornale nazionale, che a fatica posso scovare, forse, in qualche blog. Un giorno abbiamo parlato di sesso e matrimonio nell'Islam (ma forse credo sarebbe meglio dire: nell'Islam del Cairo). Io ero stupito che non avesse un fidanzato, nè un "ragazzo". Lei non si è stupita che io fossi stupito. Ma lì i giovani non si "divertono"? ho chiesto. Ma il problema non stava qui. Ma come farai a sapere che è quello giusto se non ne provi almeno uno o due prima di sposarti? ho chiesto, piuttosto razionale. Non ti interessa nemmeno trovare "quello giusto"? Molto pragmaticamente mi dice che non aspetterà affatto "quello giusto" perché per queste cose potrebbe dover aspettare per sempre: l'importante è avere le idee chiare su come voglio essere trattata, ha detto. Visto il video che mi ha mandato io credo che le abbia molto chiare: a 23 anni, in un paese musulmano, con in testa in suo velo. Tra parentesi mi ha relativizzato sotto il naso anche il nostro mito petrarchesco di amore romantico.
   
    Esraa saluta tutti. Se avete anche voi amici aperti e spiritosi come lei, magari disponibili a farsi intervistare, e che non si seccano se qualcuno gioca con loro a fare il sociologo, fatemi sapere; sono sempre curioso di nuovi mondi.