13 ottobre 2015

Da "I brutti anatroccoli. Dieci storie vere" di Piergiorgio Paterlini (Einaudi)

    Vorrei raccontare di un momento particolare della mia vita e cioè la presa di coscienza della mia bruttezza. Già sospettavo qualcosa guardando le mie fotografie. Ma si sa com'è, un naturale istinto di autostima ci obbliga a pensare che la foto sia venuta male o cose del genere. Le conferme ai miei sospetti sono arrivate però col tempo. Ora, forte della mia esperienza vorrei aiutare i lettori che si interrogano sul proprio aspetto fisico a scoprire la verità.
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    Io non ho smesso di sorridere ma devo confessare che ogni giorno che passa l'esercizio mi diventa sempre più difficile.
     Due ore fa ero nell'atrio dell'università. Seduto in quella maniera un po' rigida che è l'unica a mia disposizione. In breve, passano due ragazze che mi guardano con superiorità, oppure come se non esistessi [...]. 
    Metto su un disco di Fossati: "Le ragazze di Firenze vanno al mare, hanno tutte cuori da rivedere". Pur non conoscendo personalmente il signor Fossati e non avendo altri elementi sulla canzone in questione, qualcosa mi rende sicuro del fatto che i ragazzi che queste ragazze di Firenze vogliono rivedere siano belli. Voglio dire, non è esplicitato nella canzone eppure è così.
  Più in generale, è veramente triste e squallido che, semplicemente, guardando una persona, si possa indovinare quante possibilità di felicità sessuale quella persona abbia. Eppure è così, difficilmente ci si sbaglia.
     [...]

    Con gli amici non si dice mai sei brutto, sono brutto. E' in atto una rimozione colossale del brutto. D'altronde non ho mai conosciuto nessuno che dicesse: "Sto con Maria solo perché è bella". C'è una vera difficoltà ad ammettere di essere determinati esclusivamente dall'aspetto fisico nelle proprie scelte. In pratica però se una persona non è seducente la si ritiene meno brillante, meno interessante di un'altra. Tutto pur di non ammettere con se stessi che si evita la compagnia di una persona solo perché non suscita desiderio [...]. Ieri parlavo con una ragazza che mi diceva che la bellezza non è importante e che ci sono molte altre qualità che interessano di più. Intanto lei esce con un marcantonio! [...]. Perché, dico io, bisogna per forza avere delle qualità per essere amati? Perché bisogna compensare la mancanza di bellezza con l'intelligenza, la simpatia, l'originalità? Perché bisogna comprare il sesso pagandolo almeno con la simpatia e l'intelligenza?
    [...]

  Quando sono in treno, o in un locale, quando cioè sono costretto a prendere coscienza della presenza degli altri, mi capita di guardare qualche coetaneo e di pensare: ecco, questo tipo sicuramente piacerebbe alle ragazze che mi hanno rifiutato. Di sicuro con lui non farebbero tante storie. Anzi.
   Potrei scambiare le teste di due ragazzi facenti parte di coppie diverse senza che la loro storia, e quella delle loro compagne, si modificasse. Stessi discorsi, stesse emozioni, Le coppie sono sempre più uguali. La vera differenza è fra chi sta solo e chi sta con qualcuno. Se piace, piace pressoché a chiunque. Se non piaci, non piaci pressoché a nessuno, esisti di meno.
    Esistono ragazze il cui credo esistenziale è: 1) se un ragazzo bello mi propone di uscire accetto; 2) se sto con un ragazzo bello e un ragazzo meno bello mi propone di uscire, gli dico di no, mica sono una puttana; 3) se sto con un ragazzo bello e un ragazzo pià bello mi propone di uscire, gli dico di sì, mica sono cretina. 
    Le caste la cui discriminante è la bellezza sono molto più chiuse delle classi sociali costituite in base alla ricchezza o al potere. Inoltre chi ha la fortuna di appartenere a una classe esteticamente privilegiata non teme rivoluzioni di sorta. 
     Il dramma è proprio questo. Non si può fare nulla per cambiare questa divisione in classi di stampo nazista. Perché questa suddivisione è nella vita stessa. Infatti anch'io resto colpito da una ragazza bella e mi accorgo di desiderarla. Io per primo sento che se l'attrazione fisica non è che una delle condizioni per un buon rapporto di coppia, ne è però la parte iniziale e necessaria. Corollario: per i brutti, non accettarsi fisicamente è solo una parte dell'odio che provano per se stessi ma è la parte iniziale e necessaria. 
  Quasi tutti sono convinti che rendersi conto di un problema equivalga a superarlo. In questo caso no [...].

   Poi, con gli amici viene sempre il momento, magari in un locale notturno, in cui scattano le complicità. Gl altri cominciano a parlare a bassa voce, stanno bene insieme, ed è una questione di pelle. Tu non sai cosa fare, e ti senti sempre di troppo mentre insegui con gli occhi le coppiette che si appartano in un angolo buio a fare qualcosa di misterioso per te ma per loro naturalissimo.
   E al ristorante cerchi sempre la sedia attaccata al muro. O arriva il momento in cui ti senti dire: "Certo che cammini in modo proprio ridicolo!", "Ma che spalle strane! Ma... hai avuto un incidente?"
No, nessun incidente, sono nato proprio così.

da I brutti anatroccoli. Dieci storie vere, di Piergiorgio Paterlini, Einaudi, pp. 49-55.

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