7 maggio 2016

Breve recensione a: "Modernità in Polvere" di Arjun Appadurai

     
     Testo fondamentale per l'Antropologia Accademica degli anni duemila in Italia. 
    Alcune idee dell'autore erano e sono rimaste interessanti, come il fatto che la TV fornisca alle persone degli ideali o dei modelli - quasi delle storie da cui trarre spunto - da realizzare per la  costruzione delle proprie vite.
   Sostanzialmente l'autore mischia studi storici e di sociologia dei media per ricostruire una sociologia della cultura in un mondo ormai globalizzato in cui le migrazioni e le comunicazioni di massa hanno reso assai fluidi i confini delle varie comunità e, più in generale, delle nazioni. Che l'identità di un popolo debba essere indagata attraverso le vicende storiche realmente accadute, analizzando le manifestazioni culturali dei mass-media è cosa peraltro ovvia per qualsiasi storico. 
     Il fatto che l'analisi che l'autore tenta del conflitto nella ex-Jugoslavia sia piuttosto superficiale e anche disinformata getta peraltro un'ombra enorme sulla credibilità dello studioso il quale è certamente più attento ad entusiasmarsi per la propria biografia personale fatta di viaggi intercontinentali e convegni multietnici tra dotti di tutto il mondo. 
     La profezia ottimista di un ordine mondiale che sarebbe diventato trans-nazionale, con il tramonto dell'organizzazione basata sugli Stati-Nazione si è confermata per quello che già appariva ai non-specialisti 15 anni fa quando il libro uscì in Italia, ovvero una sciocchezza.
      Sconsigliato a chi non debba preparare uno specifico esame universitario.   
     I concetti di "mediorama", "finanziorama" che mandavano in estasi i nostri docenti 15 anni fa non hanno assolutamente fatto presa al di fuori della cerchia degli antropologi accademici.